Con la presente sentenza la Corte di Cassazione ha stabilito che, nell’ambito della procedura disciplinare regolata dall’art. 7 Statuto Lavoratori, l’assistenza al lavoratore durante l’audizione disciplinare può venire solo da parte del rappresentante sindacale (interno o esterno all’azienda), interpellato dal lavoratore. E’ a discrezione del datore di lavoro ammettere anche la presenza di un legale se il lavoratore la richiede.

Nel caso specifico il lavoratore aveva chiesto che l’audizione avvenisse con l’assistenza del proprio legale, in quanto l’addebito disciplinare riguardava un reato per il quale vi era un procedimento penale in corso. Il datore si opponeva, ed il lavoratore, ritenendo violato un suo diritto, rinunciava all’audizione, la quale pertanto non ha avuto luogo, e chiamava in giudizio l’azienda.

La Cassazione, ha ritenuto che la Società avesse comunque esperito la procedura disciplinare secondo norma, stante che in tale ambito non è ravvisabile la necessità, da parte del lavoratore, di avvalersi di una difesa tecnica legale qualificata, bastando invece le modalità ordinarie che consentono l’assistenza di un rappresentante sindacale.

Sempre in tema di audizione disciplinare, interessante la sentenza n. 11895 del 12.5.2017 con la quale la Cassazione ha ribadito come il datore, che intenda adottare una sanzione disciplinare (a maggior ragione se questa dovesse consistere in un licenziamento data la gravità degli addebiti), non possa omettere di sentire in audizione il lavoratore incolpato, ove questi ne abbia fatto espressa richiesta, contestualmente alla presentazione nei termini di giustificazioni scritte, anche se queste siano ritenute ampie ed esaustive.

Corte Cassazione - n. 9305 del 11 aprile 2017