Secondo molte qualificate ricerche, da ultimo quella della Fondazione Nordest, il Veneto è tra le regioni del Nord dove più bassa è la percentuale di occupati con formazione universitaria, pari ad appena il 13,7%, contro una media nazionale del 16,2%, ed una ancora maggiore nelle regioni limitrofe di Lombardia (17,1%) ed Emilia Romagna (16,8%).

Questo nonostante che il Veneto registri un tasso di occupazione complessivo più alto che altrove.

Secondo le ricerche ciò è dovuto da un lato, a scelte universitarie non sempre corrispondenti alle esigenze del sistema produttivo, dall’altro alle caratteristiche stesse di detto sistema, fatto di piccole e medie aziende, spesso a conduzione familiare, che tendono a richiedere maggiormente tecnici e diplomati di alta qualità anziché laureati.

Con l’ulteriore conseguenza che, come i dati dimostrano, molti laureati tendono a migrare verso le due regioni limitrofe citate, ma anche verso il Friuli, nonché verso l’estero, principalmente Germania, Inghilterra, Francia, dove maggiore è la richiesta ed ai quali vengono riconosciute condizioni di lavoro e trattamenti economici maggiormente incentivanti.

Il Veneto presenta quindi una mobilità negativa di laureati. Questo già ora, ma ancor più negli anni a venire, costituirà un grave problema per il sistema produttivo veneto, che per continuare ad essere competitivo e fare innovazione, avrà sempre più bisogno di competenze di alto livello.

Commenta il presidente di Confapi Veneto: “serve nuova linfa alle aziende venete che senza l’apporto di laureati rischiano di morire o bloccarsi nello sviluppo”.

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