Considerato l’obbligo in capo ai datori di lavoro, ai sensi del 2087 C.C. e del D.Lgs. 81/2008, di tutelare la salute e sicurezza dei lavoratori, in questo momento storico, in cui si parla tanto di Coronavirus anche in Italia, è il caso di non trascurare l’adozione, all’interno degli ambienti di lavoro, di qualche accorgimento pratico volto a scongiurare il diffondersi del contagio. Utili suggerimenti provengono dal sito del Ministero della Salute, al quale si rimanda per maggiori approfondimenti e per recuperare materiale informativo.
Le aziende potrebbero, ad es.:
rendere disponibile al personale del materiale informativo su modalità di diffusione del virus e le prime semplici precauzioni da prendere, come: lavarsi bene e di frequente le mani; pulire le superfici di scrivanie; fare uso di salviette; indossare mascherine, se la mansione lo consente, in presenza di soggetti raffreddati o con sintomi influenzali, potendo, evitare il contatto; adottare misure specifiche e più stringenti per lavoratrici in gravidanza (se possibile permettendo di lavorare da casa o in luoghi separati dal rimanente personale).
Il datore è tenuto ad informare tempestivamente il medico competente e il Responsabile Sicurezza se un dipendente sospetti di avere contratto il virus. Il medico informerà l’autorità sanitaria locale, che adotterà i provvedimenti del caso. Valutare anche in questa situazione la possibilità farlo lavorare da casa, altrimenti accordarsi per un periodo di aspettativa retribuita.
Più delicata la situazione del lavoratore che tema di contrarre il virus durante la trasferta cui è comandato: valutare possibili soluzioni alternative (tipo videoconferenza), fare in modo di rimandarla (a tempi migliori), se la trasferta è inevitabile adottare, in accordo con il lavoratore, il medico competente e le autorità sanitarie preposte, ogni possibile precauzione anche se invasiva. Un eventuale rifiuto del lavoratore andrà ponderatamente valutato sotto il profilo della liceità.
All’assenza dal lavoro per aver contratto il virus si applica la disciplina della malattia, è dubbia l’estensione di tale disciplina anche all’eventuale periodo di quarantena. E’ da supporre di sì, ma sarà l’Inps, se necessario, a pronunciarsi sul punto.